Posts Tagged ‘poesia’
‘PIETRA E FARFALLA’ RECENSITA DA ‘MANGIALIBRI’
Posted in letteratura, recensioni, segnalazioni, versiculi, tagged Antonella Lucchini, Ladolfi, Mangialibri, Paolo Mazzocchini, pietra e farfalla, poesia, recensione on 5 novembre 2019| Leave a Comment »
SOS
Posted in letteratura, versiculi, www.larecherche.it, tagged centro commerciale, larecherche.it, morte indolore, nulla, Paolo Mazzocchini, pioggia, poesia, salvezza, sos on 29 ottobre 2019| Leave a Comment »
Mi messaggi per dirmi
che arrivi, tra poco. Una lacrima di pioggia
luccica sullo screen, nel suo specchio
sussulta a un colpo d’aria
un cespo d’erba nuova, tentenna
un fiore giallo sopra il grembo
illividito di un’aiuola. Chiuso
in un vuoto pneumatico
del cuore, siedo nella calotta di sole
che gentilezza passeggera di nuvole
concede a una panchina solitaria.
Nulla del nulla sento più nemico
nella frenesia di cicale che martella
la cupola del centro commerciale. Morte
questa che uccide e non fa male,
e civettando agita la falce,
allegra semina petardi
in una festa triste di automi.
Sullo screen leggo ancora
però i nostri due
nomi – Tu arriva, presto,
come dici. Salvami.
Portami a casa, prima
che sia troppo tardi.
ALZHEIMER
Posted in pensieri, versiculi, www.larecherche.it, tagged Alzheimer, incomunicabilità, oblio, poesia on 20 settembre 2019| Leave a Comment »
Spuntò un inverno
dove parole dalla tua bocca
soffiavano enigmi bui
di profezie avare:
metallico rimbalzare
di tuoni contro lo scudo
dell’orecchio altrui. Fu quello
preludio di una lugubre
tormenta di lampi e di spade
e grandine sulla lamiera
di un mare che rigurgita
cadaveri di amori
e di ricordi alla deriva
sul delta della sera.
Ormai il tuo grido di preghiera
è smemorato presagio, zimbello dell’aria
muggito quasi di bove al macello.
[ http://www.larecherche.it/testo.asp?Id=54728&Tabella=Poesia ]
DUE ‘NUGAE’
Posted in letteratura, versiculi, www.larecherche.it, tagged aprile, ispirazione poetica, matita, nugae, poesia, temporale on 17 aprile 2019| Leave a Comment »
Temporale d’aprile
Il rullare del tempo di colpo riposa
sul culmine dei piedi, a giro sospende
il filo elettrico dell’orizzonte. È là: quel
fuso di nuvole che gira a vuoto
tra le spire del fulmine
mentre sonagli neri
si crollano sopra romantici
palcoscenici rosa.
In assenza di vita(lità)
Basta un gesto talvolta
dettato controvoglia
al fascio delle dita: afferri
tra il pollice e l’indice
un collo di matita, lento
lo accosti al foglio,
leggero: verba
quaere, res
sequentur
PARADOXA SCRIPTORUM
Posted in ars docendi et educandi, de aesthetica, letteratura, pensieri, tagged A Silvia, distacco, estetica, gossip, inconscio, Leopardi, letteratura, oggettività, paradosso, piccineria, poesia, universalità on 11 aprile 2019| Leave a Comment »
Parla di se stesso, anche quando non parla di se stesso.
Non parla di se stesso, nemmeno quando parla di se stesso.
Facile e paradossale indovinello letterario.
Il primo paradosso ha un senso scontato, perché non c’è – ripeto – opera di intenzione e di valore artistici (per quanto scritta con la oggettività, il distacco, il senso di alterità che ogni arte, in varia ma necessaria misura, richiede) che non discenda in primis dall’io profondo dell’autore e dal suo più autentico, talora altrimenti inconfessabile o inesprimibile, vissuto. Niente perciò possiamo degnamente rappresentare in letteratura che non sia sperimentato, sofferto e sedimentato nelle regioni più intime – consapevoli, inconsce o semiconsce che siano – del nostro essere.
Il secondo paradosso (in apparente contraddizione col primo) è altrettanto vero ma forse meno ovvio. Per capirlo bisogna essere educati alla poesia quel minimo che serve per non banalizzarla né svilirla da puerili lettori provinciali: quelli che credono (o tendono irresistibilmente a credere) che l’io che scrive e quello che vive siano esattamente la stessa, identica persona; e che scrivendo non si possa far altro che travasare pari pari sulla pagina la propria vita quotidiana, le proprie vicissitudini concrete e via banalizzando. Sono quei lettori che di fronte a un testo come A Silvia di Leopardi non sanno far di meglio che compiangere la sfortuna di un poeta deforme e di una bella ragazza della finestra di fronte, morta anzitempo di tisi, di cui Giacomo si era segretamente invaghito. E non riescono a capire che nel destino di Silvia e di Giacomo è rappresentato, con una bellezza del significante pari alla tragicità del significato, il destino di tutti. Sembra strano, ma l’alto tasso attuale di scolarizzazione e di (presunta) familiarità col testo letterario non impediscono ancora a moltissimi di sentire con piccineria la grande letteratura. Di leggerla, purtroppo, come si legge un giornale (o si assiste a un programma) di cronaca vera o di gossip. Bisognerà che la scuola lavori su questo e che lo faccia – cosa difficile – in dichiarata controtendenza rispetto ai media.
POESIA DELLA SCIENZA
Posted in attualità dell' antico, letteratura, segnalazioni, tagged atomi, fisica, infinitesimo, infinito, Lucrezio, poesia, scienza, Tonelli on 29 dicembre 2018| Leave a Comment »
Non sono solo la letteratura o l’arte ad offrire una visione straniante (perciò nuova, acuta, profonda, etimologicamente intelligente) delle cose. Anche la scienza lo può. Quella che in particolare si occupa dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo. L’astrofisica come la fisica atomistica. Leggo nell’articolo L’ordine del caos di Guido Tonelli (ne La lettura del Corriere del 21.10.18):
«Se si osserva da molto vicino la più lucida e levigata delle superfici, ci si imbatte subito nella danza caotica dei componenti elementari della materia che fluttuano, oscillano, interagiscono e cambiano natura a un ritmo frenetico. Quark e gluoni che compongono protoni e neutroni cambiano stato continuamente, incessantemente, interagendo fra loro e con miriadi di particelle virtuali che li circondano. La materia sul piano microscopico segue implacabilmente le leggi della meccanica quantistica, dominate dal caso e dal principio di indeterminazione. Nulla sta fermo, tutto ribolle in una fantasmagoria cangiante di stati e possibilità. Ma quando il meccanismo coinvolge grandi numeri, quando le strutture diventano macroscopiche, i meccanismi che ne regolano la dinamica acquistano, quasi magicamente, caratteristiche di regolarità, persistenza, ordine ed equilibrio.»
Caos e ordine sono la stessa cosa: la loro antitesi è solo un effetto dello sguardo, vicino o lontano. Lo sguardo lontano dell’esperienza comune, quello acuminato della mente scientifica. A questo doppio punto di osservazione risultano opposte facce della stessa identica realtà.
Si legga adesso Lucrezio, De rerum natura II [passim, nella trad. di Giancotti], prima a proposito del moto impercettibile ma incessante degli atomi sotto la superficie delle cose:
Poiché questo è certo, certamente nessuna requie è data
ai corpi primi attraverso il vuoto profondo,
ma piuttosto, travagliati da un movimento continuo e vario,
parte, dopo essersi scontrati, rimbalzano per lunghi intervalli,
parte anche per brevi tratti son travagliati dal colpo.
[…]
Di questo fatto, come lo descrivo, un simulacro e un’immagine
innanzi ai nostri occhi sempre si aggira e incalza.
Osserva infatti, ogni volta che raggi penetrati
infondono la luce del sole nell’ombra delle case:
molti minuti corpi in molti modi, attraverso il vuoto
vedrai mescolarsi nella luce stessa dei raggi,
e come in eterna contesa attaccar battaglie e zuffe,
a torme contendendo, e non far sosta,
da aggregazioni e disgregazioni frequenti travagliati;
sì che da ciò puoi figurarti quale sia l’eterno agitarsi
dei primi principi delle cose nel vuoto immenso;
almeno per quanto una piccola cosa può dare un modello
di cose grandi e vestigi di loro conoscenza.
E per questa ragione più conviene che tu ponga mente
a questi corpi che vediamo agitarsi nei raggi del sole:
perché tali agitazioni rivelano che ci sono movimenti
di materia anche al di sotto, segreti ed invisibili.
Molte particelle infatti ivi vedrai stimolate da urti ciechi
cambiar cammino e indietro respinte ritornare,
or qui or lì, da ogni punto verso qualunque parte.
Certo questo errante movimento ha per tutti origine dagli atomi.
Primi infatti si muovono da sé i primi principi delle cose;
quindi quei corpi che constano d’una piccola aggregazione
e son quasi prossimi alle forze dei primi principi,
spinti dai ciechi colpi di quelli, si mettono in movimento,
ed essi stessi a loro volta stimolano i corpi un poco più grandi.
Così dai primi principi ascende il movimento e a poco a poco
emerge ai nostri sensi, sì che si muovono anche quelle cose
che possiamo discernere alla luce del sole.
(II 95ss. )
Poi proprio a proposito del duplice aspetto di una stessa realtà in rapporto alla distanza dello sguardo:
Di questo non c’è, a tale proposito, da stupire: che, mentre
tutti i primi principi delle cose sono in movimento,
la loro somma tuttavia sembra starsene in somma quiete,
salvoché qualcosa si muova col proprio corpo.
Infatti la natura dei corpi primi sta tutta molto lontano
dai nostri sensi, al di sotto della loro portata: perciò poiché essi
non si posson discernere, anche i loro movimenti devon sottrarci;
tanto più che le cose che possiamo discernere, tuttavia spesso,
separate da noi per distanza di luoghi, celano i loro movimenti.
E certo spesso su un colle, brucando i pascoli in rigoglio,
lente si muovono le lanute pecore, ognuna dove la chiama
l’invito delle erbe ingemmate di fresca rugiada,
e sazi gli agnelli giocano e gaiamente cozzano;
ma tutto ciò a noi di lontano appare confuso
e come un biancore poggiato sul verde colle.
Inoltre, quando possenti legioni in corsa riempiono
le distese dei campi suscitando simulacri di guerra,
quando un fulgore s’innalza al cielo, e tutta, dintorno,
risplende di bronzo la terra, e di sotto solleva col calpestìo
un rimbombo la forza degli uomini, e i monti percossi
dal clamore rimandano le voci agli astri del cielo,
e dintorno volteggiano i cavalieri e d’improvviso attraversano
il centro dei campi scotendoli con impeto poderoso –
pure c’è un luogo sugli alti monti di dove sembrano
star fermi e sui campi star poggiati come un fulgore.
(II 308ss.)
Colpisce intanto, al di là della modernità (risaputa, ma sempre stupefacente) del poema lucreziano, l’analogia di argomenti, di considerazioni e di immagini che accomuna due testi così lontani nel tempo. E poi lo spontaneo (forse non cercato, ma oggettivo) color poeticus lucreziano delle parole di Tonelli (evidenziate nel testo citato) a fronte della scientifica esattezza (avvalorata da paragoni e da esempi esperienziali) così delle immersioni poetiche di Lucrezio nella realtà impercettibile degli atomi come del suo innalzarsi alla vertigine di visioni cosmiche. I due linguaggi comunque convergono. Sbalordisce questa convergenza, soprattutto se (come credo) non è influenzata da una intenzionale emulazione diretta, da parte di Tonelli, del De rerum natura. Vorrebbe dire che intorno all’infinitesimo e all’infinito della materia il linguaggio della scienza e quello della poesia si toccano naturalmente. Che non si può fare scienza dell’infinitamente piccolo/grande senza fare poesia e viceversa. Si tratta nella fattispecie di un paradosso necessario, che smentisce clamorosamente l’antitesi fasulla tra le due culture e spiega come mai (Galileo ce lo insegna) scienziati che si mettano a divulgare la scienza assurgano spesso, più di tanti letterati, ad una autentica, talora notevole, qualità di scrittura.
GHENOS
Posted in versiculi, www.larecherche.it, tagged futuro, generazioni, ghenos, passato, poesia, veranda on 21 novembre 2018| Leave a Comment »
La veranda che prospetta il tuo domani
chiude una invetriata a pochi passi
dal tuo desiderare. Nulla tu
vedi di là da quella. Dal passato
soffiano invece sul suo specchio falso
raffiche infinite di esistenze
a caso precipitate l’una
nell’altra aggranellandosi
nel disegno della
tua piccolezza
finalmente.
Così un flagello di neve
da troposfere polari
sferza i suoi mille fiocchi
succhiati al ventre dei mari,
poi per ansiose spirali
li costringe dentro un vicolo
cieco della città vecchia –
tra un camino che fuma
e il volo frettoloso di un uccello.
ABDICAZIONE
Posted in pensieri, versiculi, www.larecherche.it, tagged Abdicazione, Ancona, destino, futuro, giovani, insegnamento, poesia, Tebe on 3 giugno 2018| 2 Comments »
Non chiedetemi la strada
il senso di marcia, le mète,
le gratificazioni venture. No
ragazzi, vi prego: non sono (più?)
nelle condizioni di azzardare
previsioni, vaticinare
giudizi, garantire
ambizioni. Il futuro
ha smesso di esistere
così come il valore assoluto
delle vostre prestazioni.
A qualcuno/a piacerete come amanti,
ad altri come amici compiacenti, ad altri
come ossequiosi parenti, ad altri quali
zelanti zerbini della customer
satisfaction, ad altri ancora in vece
di portaborse astuti e corrivi. E
per gli stessi motivi per i quali
ad alcuni piacerete, dispiacerete
ad altri. Sic res se habet. Che volete
farci: il vecchio prof può ancora
dare i numeri – sbagliando -: un otto
o un dieci. Non pronuncia sentenze
circa il vostro cammino. Non rilascia
marchi di qualità. Non è proprio
sulle sue ginocchia artritiche
che riposa il vostro luminoso
destino. Non chiedetemi
il biglietto per Ancona
o per Tebe.
LITORANEA
Posted in versiculi, www.larecherche.it, tagged Conero, litoranea, mare, Marzo, pioggia, poesia, tramonto on 30 marzo 2018| Leave a Comment »
Ruggine di mare,
polline decomposto
da mille stagioni ridisegna
il parabrezza sfocato del presente.
Procedo, verso casa. Il cielo è stellato, prosciugato
dalla pioggia di marzo. Un gregge di nuvole sul Conero
s’abbranca ai tetri muraglioni del tramonto. Ricordo
quando piccolo non nascevano là che albe, e io
accecato dal mare nei mattini d’estate,
e le reti strascicate sulla sabbia
stillavano
oro.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.