Molti ritengono che chi insegna debba, se vuole interessare i giovani, occuparsi di cose che li interessano. L’affermazione è molto discutibile già sul piano logico (‘interessare con cose che già interessano’ rasenta la tautologia o il controsenso). Addirittura assurda sul piano pedagogico, se è vero che l’inversione dei ruoli, cioè l’adeguamento passivo del docente alle cosiddette ‘aspettative’ o richieste dell’alunno, non produce (come aveva ben capito il vecchio Platone) nulla di nulla, eccetto il sicuro discredito dell’insegnante.
Io credo, al contrario, che chi insegna debba, se vuole interessare i ragazzi, occuparsi soprattutto di cose che lo interessano. Interessano lui, l’insegnante. Lo interessano e lo coinvolgono, intellettualmente ed emotivamente. Perché solo così si può trasmettere qualcosa di nuovo a chi ascolta e sollecitare una crescita e un pro-gresso, cioè – etimologicamente- un passo in avanti.
Altrimenti (cioè seguendo l’affermazione iniziale) si rischia di scimmiottare penosamente i mass-media, senza rendersi conto che il loro deliberato scopo non è educare le menti ma blandirle ed imbonirle.
Per mantenerle in perpetuo nella loro minorità.
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