Domani sciopererò per la prima e forse ultima volta da molti anni a questa parte.
C’è un limite alla sopportazione contro il sopruso e la protervia degli schiavisti.
Sì, perché dovevo arrivare quasi al limite della terza età e ai governi di caimani e coccodrilli dell’Italia recente per scoprire che la schiavitù non è finita con l’antica Roma né con la guerra di secessione americana ma sta risorgendo – con l’alibi della crisi- in una forma ancora più sfacciata ed insultante.
L’odoroso ministro dell’istruzione dice che io (insegnante) lavoro poco per meritarmi il mio compenso. Dice quindi che sono un fannullone e mangiapane a tradimento. Che devo aumentare di un terzo il mio orario di lezione settimanale senza pretendere aumenti al mio modesto stipendio.
Dice che in Europa (leggi Germania) i docenti lavorano di più. Ma non dice che si tratta di ore di 45 minuti, né che i colleghi tedeschi guadagnano più del doppio di noi.
Ora non sto a spiegare che un insegnante di scuola superiore in Italia lavora molto di più delle 18 ore di lezione. Perché prepara e corregge (anche di domenica) una marea di compiti e compitini scritti al mese. Perché fa un sacco di riunioni pomeridiane. Perché fa ore di sportello e di recupero. Perché fa attività logistiche aggiuntive di vario genere. E soprattutto perché, se è un vero insegnante, deve leggere, coltivare la sua disciplina e prepararsi le lezioni.
Non sto a rispiegarlo perché molti da sempre si rifiutano di capirlo e non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Dico solo che nessuna categoria di laureati specializzati accetterebbe mai un’ angheria del genere che peraltro, se attuata, chiuderebbe le porte della scuola per anni a migliaia di giovani aspiranti docenti.
Chiedo solo che qualche sindacato abbia il coraggio di dire ai signori coccodrilli che io e moltissimi miei colleghi abbiamo ancora qualche dignità e che questa volta non ci staremo.
Basta trovare le armi giuste per combattere.
Non lo sciopero, purtroppo, che nel nostro settore non serve a nulla se non, simbolicamente, una tantum.
Ma si possono boicottare tutte le gite scolastiche. Bloccare le nuove adozioni di libri di testo, (dimostrando che sappiamo far lezione benissimo anche senza). Rifiutare tutte le mansioni aggiuntive che nella scuola (molti non lo sanno) sono diventate tantissime: si paralizzerebbe così l’elefantiaca e farraginosa macchina promozionale para-scolastica senza (udite udite) perdere lo stipendio né danneggiare minimamente gli studenti.
Sono solo modeste proposte. Ma per favore, egregi sindacati, non lasciateci soli questa volta.
Perché qui è in gioco non solo un giusto orario di lavoro e un adeguato stipendio, ma l’ultima briciola di dignità che ci è ancora rimasta.
E senza la quale gli insegnanti non potranno più insegnare nulla a nessuno.
PS.: Per constatare quanto oggettivamente lavorano gli insegnanti italiani rispetto ai loro colleghi europei (pur guadagnando molto meno) si vedano i dati statistici del bell’articolo di Flavia Amabile su La Stampa del 14.10. Forse il ministro odorante non li conosce o finge di non conoscerli (e con lui buona parte della stampa italiana che fiancheggia l’attuale governo): http://www.lastampa.it/2012/10/13/blogs/diritto-di-cronaca/ma-i-prof-italiani-lavorano-piu-degli-altri-GcXBJMnODZCLF9o0YlhDmM/pagina.html
Leggere per credere e per dedurne facili conclusioni sulle reali intenzioni dei coccodrilli.
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