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Archive for dicembre 2011

DE INSANIA

Se è vero che in ciascuno saggezza e follia vanno sempre (seppure in variabili dosi) inestricabilmente insieme, ne consegue che la saggezza per ciascuno di noi non è altro che la consapevolezza della nostra propria (dose di) follia. Una dote rara e – per di più – frequentemente inutile.
 

Quella che è in sé una delle più destruenti e destabilizzanti (perché tragicamente refrattarie ad ogni mediazione e chiuse ad ogni comunicazione) manifestazioni patologiche della psiche umana – la follia, nella gamma varia delle sue forme  – è rappresentata come tale e sporadicamente soprattutto nella poesia antica (si pensi all’Aiace di Sofocle o all’Eracle di Euripide).

Essa viene invece, curiosamente, per lo più riscattata dalla grande letteratura moderna quasi fosse stigma di caratteri o catalizzatore di eventi nobilmente eccezionali rispetto alla norma ovvero (anche) straordinariamente rappresentativi/rivelativi della condizione umana (si pensi, tra altri, al Don Chisciotte di Cervantes o all’Enrico IV di Pirandello)
Il fatto è che la letteratura moderna ha fortemente metaforizzato la follia, assumendola come specola alternativa e privilegiata attraverso cui scandagliare verità che sfuggono allo sguardo troppo pacato e limitato della ragione.
Nella letteratura moderna la follia è diventata insomma, più che una realtà umana da indagare, uno strumento per indagare la realtà umana.
 

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