Stazione, all’alba,
mentre a fatica dirada
il sole di dicembre i sogni
sopra gli occhi socchiusi delle case
più alte e i lampioni sbadigliano
curvi sul vuoto dei viali.
Sento appena il calore fuggitivo
del tuo abbraccio, e poi il Jazz
che gemendo si interpone
tra la fuga remota dei campi
e il niente che mi resta sui binari
di te, oltre un lento frusciare
di foglie presto ricomposte
in un’altra attesa.
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