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Archive for febbraio 2022

Cari studenti, perdonatemi, ma ancora una volta non mi convincete del tutto. Avete ricominciato a muovervi sulle piazze ancora una volta col piede (almeno uno dei due) francamente sbagliato… E dire che stavolta mi ero illuso, vedendovi prendere di petto, nelle vostre proteste, uno dei guasti più seri (tra diversi altri) che il ministero ha inflitto alla scuola superiore negli ultimi anni: la famigerata ASL, l’Alternanza Scuola Lavoro.

Per quello che mi riguarda, in questo blog ho già criticato più volte e aspramente la ASL.

Ritengo infatti che la ASL, imposta a tutte le scuole superiori per legge (la 107, detta anche “Buona Scuola”), sia stato un duro colpo inferto all’autonomia e alla continuità didattiche della scuola liceale. La presunta (e in astratto nobile) esigenza di interconnettere il mondo scolastico con quello lavorativo e imprenditoriale ha, nella realtà molto meno virtuosa dei fatti, introdotto a forza nell’organismo già sofferente della scuola (al solo scopo di compiacere Confindustria & c.) un ingombrante corpo estraneo che produce grave intralcio e ulteriore paralisi nella attività didattica corrente. Questa ‘Alternanza’ si realizza infatti, fondamentalmente, in un paio di fasi. Prima si ricava nell’orario di insegnamento (a scapito quindi, ancora una volta, della lezione ordinaria) uno spazio di molte ore per svolgere un approfondimento sulla storia del lavoro o dell’impresa o del commercio, o sulla attività produttive del proprio territorio ecc. Insomma, si tratta ancora una volta di progetti monografici (ultimamente ribattezzati PCTO = Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) estranei ai programmi di ciascun corso di studi e calati tra capo e collo di studenti e insegnanti. Poi, in un secondo momento, gli studenti vengono smistati per un consistente numero di ore (in buona parte rubate alle lezioni o quantomeno allo studio domestico ordinario) presso un qualche ente pubblico o una qualche azienda privata per svolgere uno stage lavorativo. Ora, se parliamo di scuole tecniche e professionali, questi stage sarebbero, almeno in teoria, ben giustificati: nelle esperienze di stage i ragazzi dei tecnici sperimentano infatti concretamente (dovrebbero almeno sperimentare…) il mestiere per il quale sono stati teoricamente preparati a scuola. Ma per gli alunni dei vari licei le cose stanno in ben altro modo: la preparazione teorica e culturale fornita da questo tipo di scuole si scontra con gran parte delle esperienze lavorative concretamente possibili nella alternanza scuola-lavoro. Studenti di matematica, fisica, storia, latino, filosofia si trovano alle prese per lo più con attività di stage che non hanno nulla a che fare con le materie che studiano, catapultati quindi in un contesto loro estraneo e in una esperienza prematura, visto che sarà per loro solo l’università ad indirizzarli ad una scelta professionale.

Spessissimo, quindi, succede nei licei che la ASL significhi per gli studenti soltanto una insulsa perdita di tempo speso a oziare o a lavoricchiare in uno studio di un notaio, di un dentista, di un estetista…

In casi ancora peggiori, e che riguardano purtroppo anche e soprattutto le scuole tecniche, la ASL si traduce in una indecorosa o addirittura pericolosa esperienza di sfruttamento di bassa manovalanza giovanile a costo zero.

Il fatto è che scuola e mercato del lavoro sono oggi due mondi tra loro opposti, distanti anni luce per quanto concerne la condizione giovanile e il rapporto dei giovani col mondo adulto.

Con tutti i suoi limiti, la scuola è – molto più che in passato – un ambiente iperprotettivo, un luogo di cura e di accudimento per voi giovani addirittura più attento della famiglia. Un rifugio che vi preserva, finché vi muovete dentro le sue mura, dal trauma della conoscenza e della esperienza dirette di ciò che sta fuori.

Il mondo (e il mercato) del lavoro invece, l’ho già sottolineato altre volte, è letteralmente oggi (per dirla col Foscolo dell’Ortis) una foresta di belve.

In mezzo, con la teorica buona intenzione di creare un trait d’union fra i due pianeti e di evitarne la violenta collisione, i nostri politici si sono inventati la Asl.

Ma, l’assenza di un saggio pragmatismo e soprattutto la colpevole ignoranza della realtà effettuale della nostra scuola (oltre che della nostra impresa) hanno prodotto un aborto tecnico e pedagogico.

Perciò, cari ragazzi, avete fatto bene, benissimo, ripeto, a protestare.

E tuttavia… Perdonatemi, ma io sono troppo vecchio e malizioso (forse un po’ prevenuto, per avervi conosciuto troppo bene e per troppi anni) per prendervi così, toto corde, sul serio quando protestate. Sapete, io ho insegnato a lungo in un liceo classico e pure lì, negli ultimi anni della mia carriera, i miei studenti di quarta e di quinta facevano regolarmente gli stage della ASL, anche se non si capiva bene che cosa potessero imparare, fuori della scuola, di coerente col greco, col latino o con la filosofia… Ma lasciamo stare. Quello che non mi quadra è che questi miei alunni, quando arrivava maggio e le lezioni si interrompevano venti giorni prima della fine dell’anno scolastico per lasciare posto alle loro amene ‘esperienze’ presso avvocati, notai, dentisti, commercialisti ecc… ebbene, io questi miei alunni non li vedevo in quei frangenti per nulla affatto scontenti. Tutt’altro: molti erano piuttosto euforici; nessuno quantomeno protestava, nessuno si rammaricava di perdere ben tre settimane di lezione e di amputare in modo così pesante i programmi, vale a dire di impoverire drasticamente (in cambio del nulla o quasi) il loro bagaglio di apprendimenti. Vedete, io capisco tutto: l’età, la voglia di evadere e di divertirsi ecc. Ma non capivo allora (e non capisco adesso) come mai voi, a diciotto anni suonati, che si pretende siano l’età della ragione, non capivate che perdere tanti giorni di studio significava darvi la zappa sui piedi. Perciò faccio fatica a capire (scusatemi il bisticcio di parole col verbo capire, che rispecchia però le vostre oggettive contraddizioni) come mai soltanto adesso sareste giunti davvero a capirlo. A capire cioè che la ASL così concepita è una iattura, di principio e di fatto, ad esclusivo danno di voi stessi. Mi viene insomma da pensare (male) che senza la tragica e assurda morte sul lavoro (prestato gratuitamente) di due giovanissimi studenti in stage, forse voi non vi sareste mai mossi per protestare contro la ASL. Mi sopravviene di conseguenza il sospetto – ancora più malevolo – che voi stiate usando quei drammatici fatti più per pretesto che per convinzione. Per favore, ditemi che sto sbagliando! Persuadetemi che hanno ragione i tanti giornalisti e intellettuali che appoggiano senza remore la vostra protesta! Ma io vedete, ho il difetto di conoscervi troppo bene, perciò diffido sempre un po’ di voi quando scendete in piazza. E non solo perché non lo fate mai di pomeriggio o di domenica; ma anche perché, pure stavolta, avete messo insieme capra e cavoli: appiccicato cioè alla protesta sacrosanta contro la ASL altre motivazioni molto, molto meno nobili e convincenti. Su tutte: la richiesta (con la scusa della pandemia) di esami di maturità più facili. “Vogliamo un elaborato scritto da presentare oralmente, preparato coi docenti, interdisciplinare e che vada oltre i programmi“, leggo sul web. Cioè volete fare una bella chiacchierata su un generico argomento precotto, già semi-confezionato per voi dai vostri prof. Volete un esame-farsa… Ecco dove cade l’asino! Voi temete (o pretendete di farmi credere) che comporre da soli un tema in italiano e affrontare una versioncina o un problema (per di più preparati dai vostri stessi prof) sia diventato per voi un ostacolo insormontabile solo perché avete fatto qualche settimana di DAD! Sapete che vi dico? Alla fin fine, vi capisco persino un po’… A forza di sentir dire in giro che avete sofferto tanto per la pandemia pure io, al vostro posto, sarei tentato di approfittarne… E poi, state tranquilli, questo esamino ridicolo che voi reclamate, in una forma o nell’altra, quelli del ministero ve lo concederanno, da qui a giugno, senza problemi, dopo aver finto per un po’ di resistervi…

Mi auguro soltanto siate abbastanza maturi da realizzare che una scuola facile – ripeto – va solamente a vostro svantaggio. Ma che ai nostri politici non è difficile accordarvela, perché ai nostri politici della vostra istruzione e della vostra educazione non interessa un beneamato fico. Di voi interessa loro (molto di più) il consenso immediato: ecco perché quando reclamate una scuola facile essi, come nonni un po’ infrolliti, non restano mai insensibili ai vostri strazianti gridi di dolore.

Ma le rare volte in cui chiedete qualcosa di serio, qualcosa che li tocchi nei loro interessi e in quelli dei loro amici, beh, allora la musica cambia. E la ASL (leggi tra le righe: apprendistato professionale a carico delle scuole e manodopera giovanile gratuita a disposizione delle imprese) è una roba che fa gola parecchio ai loro amici. Roba per difendere la quale si può anche mobilitare la polizia.

Perciò state attenti: se sul piatto delle vostre richieste metterete insieme capra e cavoli, se chiederete cioè di abolire la Asl e nello stesso tempo di riavere la maturità-farsa dei due anni appena trascorsi, c’è il rischio che vi concedano la seconda cosa in cambio della prima. Che vi neghino cioè (magari con qualche trucco) quella molto più seria. Quella che muterebbe davvero in meglio la situazione dentro la scuola superiore italiana. C’è il rischio cioè che giochino sull’ingenua eterogeneità delle vostre rivendicazioni usando quella più banale e per loro meno costosa come merce di scambio. Vi chiederanno così di svendere la Asl per il piatto di lenticchie del vostro tanto desiderato esamino-burla: se così accadrà, come temo, toccherà a voi, a quel punto, dimostrare che cosa volete davvero.

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culto di iustitia - temi

B.B. non c’è più. Beppe Broccia, il prof Giuseppe Broccia, è scomparso qualche giorno fa. Forse lui, che non amava le parole di circostanza, non avrebbe gradito che un suo ex allievo ne avesse scritto post mortem un ricordo. Ma io ne sento comunque il dovere.  B.B. (così lui si firmava) è stato per me un maestro di primissimo ordine, benché l’università in cui l’ho incontrato fosse un piccolo ateneo di provincia. Piccoli luoghi per grandi incontri. Certo si è trattato di un colpo di fortuna, ma che questo sia capitato in una piccola università non stupisce. Perché in un ambiente accademico ristretto, negli anni Settanta, era ancora possibile sia trovare docenti di rango, sia stringere con loro rapporti didattici e umani oggi impensabili. Del mestiere di filologo classico B.B. mi ha insegnato tutto: la pazienza, l’accuratezza, la concretezza, la diffidenza verso le mode culturali. Egli è stato soprattutto un maestro impareggiabile del metodo. Il metodo è una parola greca che significa la via, la strada che si percorre per inseguire e raggiungere qualcosa o qualcuno, La virtù più grande (ma non certo l’unica) di B.B. è stata proprio quella di educare alla metodologia rigorosa della ricerca menti già iniziate da altri all’amore dello studio e della cultura. B.B. non era un comune insegnante universitario: era, a suo particolare modo, uno scienziato o un detective, anche se si occupava di lingua e di letteratura del mondo classico. Un bravo insegnante che abbia anche la stoffa del grande ricercatore trasmette ai suoi studenti un dono prezioso che trascende di gran lunga la materia specifica che insegna. Mentre tiene uno splendido corso su Ovidio egli insegna nel contempo, senza volerlo, a leggere e a comprendere – con lo stesso acume, la stessa profondità e la stessa onestà intellettuale – anche Shakespeare o Foscolo o, semplicemente, un articolo di giornale o, ancora di più, il mondo stesso. Fu così che B.B., durante i miei anni universitari, integrò e completò al meglio quanto avevo assimilato nei miei studi liceali. Fu grazie a lui che divenni intellettualmente una persona adulta.

E tuttavia B.B. non mi ha insegnato soltanto questo. A tutte le sue qualità professionali, infatti, egli affiancava anche un lodevole ‘difetto’ caratteriale, poco compatibile con il mondo universitario in cui lavorava: una rara dirittura morale. Era uno straordinario uomo di scienza, latinista e grecista originale, apprezzato più all’estero che in Italia (il che è molto significativo), eppure non volle mai partecipare, in nessuna misura, del potere feudale della nostra accademia.  Anzi: la sua indole fierissima di battitore libero e indipendente lo poneva spesso e volentieri in guerra aperta e senza quartiere coi signori del castello. Se solo una parte dei docenti universitari di casa nostra avesse mai seguito il suo esempio professionale, i suoi principii etici, il suo stile, la nostra università sarebbe da tempo guarita dai molti mali che da sempre la affliggono. B.B. invece ha voluto e dovuto contrastare da eroe solitario le tante storture del sistema baronale nostrano. Non so se e quanto sia riuscito a vincere la sua guerra personale, ma certo l’ha combattuta, fino all’ultimo giorno in cui è stato in cattedra, con un coraggio ed una coerenza ammirevoli. Ci ha in questo modo insegnato che la libertà, la dignità e il rispetto della giustizia (la Dike esiodea) – anche in un contesto del tutto ostile – non hanno prezzo: è questa, credo, l’eredità più grande e impegnativa che, sul piano umano e morale, lascia a me come a tutti i suoi ex allievi che insegnano oggi dispersi in vari licei delle Marche e non solo. Una lezione indimenticabile. Unica.

Tibi sit terra levis, magister.

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