La nostra epoca è quella nella quale – più che in ogni altra – si è quasi passivamente informati di tutto e – meno che in ogni altra – si sente la voglia e il dovere di capire e approfondire attivamente alcunché.
Il cosiddetto tag cloud, la nuvoletta fitta di termini eterogenei sparsi che compare in varie pagine web, è l’icona più emblematica del frullato universale cui oggi è ridotto il sapere. Quanto di più irrelato, asistematico, superficiale, aeriforme si possa immaginare. Granelli di sabbia senza alcun cemento. Vapore di nuvola. Un nuovo idolo. Una nuova divinità. Che mi ricorda non poco e in maniera inquietante quella, altrettanto imprendibile e informe e proteiforme, dell’omonima commedia del vecchio Aristofane.