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Archive for luglio 2018

Risultati immagini per concorsi universitari truccati

Ho appreso da fonte diretta e assolutamente fededegna che di recente qualcuno ha vinto un concorso di dottorato umanistico con borsa senza essere raccomandato. Cioè soltanto sulla base del solo e suo proprio merito.

Questa notizia – forse indifferente ai più – è suonata lì per lì ai miei orecchi semplicemente incredibile. Fantastica. Rivoluzionaria.

Perché – come sanno tutti quelli che sanno – l’università italiana (almeno nel settore umanistico) ha finora escluso sistematicamente il merito dal novero dei suoi criteri di reclutamento, ad ogni livello. O quantomeno lo ha sempre subordinato al possesso di ben altri e ben noti requisiti…

Però (perciò?) adesso, ripensandoci, comincio a nutrire dubbi e retropensieri negativi. Non sul fatto che la cosa sia accaduta, ovviamente, ma su come e perché possa essere accaduta.

Potrebbe essersi trattato di una eccezione irripetibile e motivata.

Magari dal caso: qualche raccomandato, per un qualche imprevisto, non si è presentato.

Magari da una necessità politica e propagandistica: si è voluto lasciare qualche posto di dottorato fuori dalla cooptazione baronale per far credere che quest’ultima non esista più ed attirare più concorrenti ai concorsi per tenerli in vita (si sa che molti concorsi di dottorato di lettere e filosofia andavano ultimamente quasi deserti perché si sapeva già prima quali sarebbero stati i vincitori).

O forse da un improvviso incremento di fondi (magari di provenienza europea) per finanziare i dottorati umanistici.

Chi lo sa?

Voglio comunque augurarmi (anche se ci credo poco) che davvero nella nostra università, per amore o per forza, la rivoluzione del merito stia cominciando. Forza ragazzi di belle speranze e di scarsi appoggi, aspiranti filologi o filosofi o storici: iscrivetevi sempre più numerosi ai concorsi di dottorato! Mettete i baroni in difficoltà! Mandateli in confusione! Impedite loro di gestire le prove con la sfacciata sicurezza che hanno sempre ostentato a favore dei loro figli e figliocci. Battete il ferro fin che è caldo. Allons enfants de l’académie… E in bocca al lupo, a tutti.

 

 

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Risultati immagini per teatro spettatori scena

Dài una bandiera a un folle e la userà come un’arma. Anche contro di te.

La più sconcertante stupidità e abiezione di quanti vivono nel pregiudizio consiste in una infrangibile presunzione di intelligenza. Che sussiste e si rafforza solo condividendo il pregiudizio con altri individui, altrettanto stupidi e abietti. Perciò il pregiudizio, se non è diffuso, deve almeno – per sopravvivere – essere settario: non riuscirebbe mai, come la verità, a camminare sulle gambe di un eroe solitario.

Bisogna riconoscere al pensiero politically correct almeno un pregio: quello di predicare tra una massa di bruti un vangelo di bugie o di mezze verità utili, talvolta, ad alleviare qualche nostra inutile pena.

Amore è parola grande e preziosa e nobile che ne contiene molte altre, molto più piccine, vili, ignobili, persino indicibili.

A una persona dalle belle parole preferisco le parole di una bella persona.

A teatro, sere fa. I miei studenti recitavano l’Andromaca di Euripide. Stare a teatro (quando si fa buon teatro) è l’esperienza di un confine magico: quello tra la realtà e la verità. Noi, spettatori, – al di qua di quel confine – sprofondati (stretti nelle nostre poltroncine, soffocati dai nostri vestiti) nella penombra della realtà. Loro, gli studenti-attori, trasfigurati nella luce della verità, liberi di muoversi fuori dal tempo e dallo spazio in cui noi eravamo imprigionati. Ragazzi e ragazze che vedevo tutti i giorni ridere, strillare, scartocciare merendine, sfogliare libri, spettegolare, litigare… lì erano diventati carne e sangue, volto e voce di archetipi delle passioni e della sofferenza umana: Andromaca, Ecuba, Ermione, Menelao, Peleo. Altri da sé. Così, come straniati ciascuno, ma con tutto se stesso, nell’estasi del mito.

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