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Archive for luglio 2019

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Baudelaire si lamentava che gli venissero attribuiti tutti i delitti di cui scriveva.

Più comunemente può anche accadere a chi scrive fictio(n) letteraria che gli vengano attribuite seconde intenzioni personalistiche, allusive o malevole, che non lo hanno mai sfiorato.

Succede infatti che lettori vicini alla persona dell’autore cadano spesso vittime di un equivoco, direi, molto provinciale: faticano cioè a scindere la persona dall’opera che la persona ha prodotto; proiettano anzi la persona stessa dell’autore (i suoi pregi e i suoi difetti, la sua biografia, il suo mondo concreto di cui essi partecipano) sull’opera. Credono fermamente che nell’opera l’autore riproduca giocoforza da vicino persone reali a lui note e fatti a lui accaduti. Provocano così un corto circuito rovinoso per la comprensione corretta dell’opera stessa riducendola miseramente ad oggetto di gossip. Perciò si dovrebbe, in linea di principio, sconsigliare la lettura di un autore ad amici, parenti, colleghi e conoscenti e riservarla soltanto ad estranei e sconosciuti. Purtroppo nella pratica, e per ragioni che tutti comprendono, avviene di solito esattamente il contrario.

Chi scrive fictio(n) letteraria, in realtà, mette al mondo creature originali, soltanto sue. Suoi figli immaginari partoriti con grande fatica. Questi figli però (come tutti i figli), una volta consegnati alla pagina, vivono di vita propria ed autonoma. E pur non essendo identici a nessuno, possono e potranno sempre – come aveva già capito il grande Aristotele – somigliare a moltissimi. Non c’è infatti niente di più vero(simile) della finzione artistica.

Chi scrive racconti ficti raccoglie in genere – è vero – frammenti sparsi e plurimi della sua esperienza diretta e indiretta. Questo succede, anche spesso. Ma poi li rimescola e li riplasma (li ‘ri-finge’) a suo infinito piacimento, come materiale di riporto, nella sua propria e autonoma ideazione letteraria, cioè fantastica. Uno scrittore animato da una vera intenzione artistica, insomma, non attinge mai un personaggio e una storia alla propria realtà autobiografica per rovesciarli  di peso sulla pagina, pena il fallimento quasi certo del suo tentativo.

Non si può pertanto pensare, banalmente, che i personaggi e le vicende di una autentica fictio(n) letteraria siano maschere, pretesti per alludere a persone e a fatti reali. Non è per nulla così: essi non sono un nobile mezzo letterario usato per coprire la propria esperienza concreta, ma al contrario sono essi stessi il fine, rispetto al quale sparsi tasselli della esperienza vissuta o della realtà conosciuta dall’autore possono al massimo contribuire a fornire, ripeto, qualche  grezzo materiale compositivo. Chi capisce un po’ di letteratura sa che così funziona la scrittura cosiddetta creativa. Quantomeno così, nella mia limitata esperienza in questo campo, funziona (ha sempre funzionato) per me. Ma anche per autori enormemente più importanti di me.

La Gertrude di Manzoni o il Galileo di Brecht, per esempio, sono prodotti del vissuto interiore (morale, sentimentale, ideale) dei loro autori, non certo lo specchio fedele e documentario dei personaggi storici cui Manzoni e Brecht si sono ispirati. Anzi, nel loro immenso valore letterario, il loro tasso di infedeltà rispetto alla storia è altissimo. Quanto più alto, tanto artisticamente più fecondo. Perché l’arte non riproduce la realtà esterna (storica o autobiografica che sia), bensì rappresenta l’effetto o la reazione che quella realtà (più o meno direttamente sperimentata o conosciuta) produce nell’interiorità dell’autore. Ma quell’effetto e quella reazione possono essere tali da trasfigurare e metabolizzare completamente – fino a renderla irriconoscibile ed autenticamente nuova – la realtà che li ha provocati.

PS. Leggo proprio oggi, mettendo mano a una raccolta di short stories di Lucia Berlin (La donna che scriveva racconti), un sottotitolo che potrebbe fungere benissimo da epigrafe a questo post: racconti veri, ma inventati.

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La mia ultima raccolta di poesia Pietra e farfalla (edita da Giuliano Ladolfi) è stata selezionata fra i 12 finalisti dalla giuria del prestigioso Concorso Internazionale di Poesia di Acqui Terme. La giuria del premio è presieduta dal noto poeta e critico Maurizio Cucchi. 

La notizia in:  https://www.facebook.com/archicultura01/photos/a.110518669001364/2206490912737452/?type=3&theater

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