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Archive for settembre 2018

Risultati immagini per giocatore in panchina

Settembre: tempo di accomodarsi

in panchina, desiderare il gioco

dal bordo del rettangolo, acquattato

nell’angolo della tua cabina.

Riassèstati dentro abitudini

scavate nella roccia, rifiata,

asciuga bene, goccia dopo

goccia, il pathos di troppo

giovanili incursioni. Stoppa

ogni estemporanea sortita

di voce, ogni urlo di luce

stringilo nella gola. Distanza

della visione, gratuita adulta

intelligenza della geometria del gioco

siano il fuoco di questa tua

diversa prospettiva di vita.

Siano altri a rischiare

il premio di partita.

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Risultati immagini per shakespeare otello           Risultati immagini per focaccine reazione catena

Il conduttore del quiz parla di un Moro di Venezia. Aggiunge poi altri particolari, come la gelosia ossessiva, Desdemona, l’equivoco di un tradimento, Shakespeare ecc.

Loro, le tre giovanissime concorrenti, studentesse universitarie, diplomate in un liceo del milanese (di quelli che secondo le statistiche dovrebbero rappresentare il top dell’istruzione italiana), prontissime e spigliate pluricampionesse del quiz (hanno già vinto molte migliaia di euro), stanno lì impalate, lo sguardo perso; qualcuna farfuglia risposte a caso (Ettore, Amleto…). La squadra rivale, composta di tre aspiranti ingegneri spaziali, non è da meno nel mostrare una totale, imbarazzante ignoranza sulla risposta da dare. Alla fine, dopo lunghi minuti di penosa esitazione, il nome Otello affiora chissà come sulle labbra di una concorrente, pescato senza convinzione da qualche angolo della memoria rimossa…

Non parlerei mai di un fatterello televisivo del genere se non fosse, ahinoi, emblematico della cultura letteraria giovanile italiana di questi ultimi decenni. Ci si chiede, con sgomento, come dei ventenni di formazione liceale, studenti universitari, menti in apparenza brillanti, possano ignorare il teatro di Shakespeare in maniera così (diciamolo) scandalosa. Puntare il dito sulla scuola è il primo, non ingiustificato, istinto: tanti progetti futuristici, tante innovazioni didattiche, sperimentazioni digitali ecc.. e poi si lasciano aperte, nel curricolo degli studenti superiori, voragini nella preparazione culturale di base. Tutto questo, inutile negarlo, può succedere, nella scuola italiana di oggi. Ma io credo che ci sia anche dell’altro: sciatteria, incostanza e superficialità nello studio che favoriscono una veloce, quasi immediata rimozione dei contenuti appresi, senza la minima e doverosa interiorizzazione (fondamentale sempre, ma specialmente per la letteratura); declino inesorabile della grande letteratura come modello e fondamento della formazione dei giovani, portati a sostituirla e a surrogarla oramai con altre forme comunicative più facili e/o rapide (la pop music, le instant news, i dibattiti sul web e sui social ecc.). Da noi ormai solo una sparuta minoranza legge, con lentezza e passione, libri. Ancor meno classici. Le librerie chiudono una dopo l’altra. I pochi frequentatori di biblioteche sono per lo più laureandi in cerca di testi utili alla loro tesi. Nient’altro. Una catastrofe culturale che nessuna aula 2.0 riuscirà ad evitare se non si riprenderanno in mano i testi sacri della grande letteratura. Dovranno (dovrebbero) farlo – pazientemente e amorevolmente – professori e studenti insieme. Dubito molto che accadrà.

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Risultati immagini per ragazzi con smartphone

È pratica oggigiorno onnipervasiva e lecita e illimitata (nel senso che non conosce limiti di legge o di censura sociale tranne quelli che un soggetto culturalmente forte e psicologicamente maturo può con fatica porre a se stesso) quella che in civiltà antiche veniva ritenuta una gravissima colpa e come tale perseguita: la corruzione morale, specialmente se rivolta ai più giovani. Per corruzione morale intendo l´esatto opposto dell´educazione morale. Dove quest´ultima cerca di incanalare e contenere gli istinti e le pulsioni secondo una misura e in una direzione che giovi all´individuo, ne promuova la personalità in sé ed in relazione alla società in cui quello vive o si prepara a vivere, la corruzione persegue invece l´obiettivo contrario: quello di assecondare e stimolare all´infinito quegli istinti e quelle pulsioni individuali primitive in maniera da indurre, pervertire o ingigantire comportamenti e desideri che giovino esclusivamente agli interessi dei corruttori. Il punto di differenza tra la nostra epoca e le più antiche è che in quelle i singoli colpevoli di corruzione (spesso presunti, come Socrate) avevano un volto e un nome ben identificabile, mentre oggi non più. Chi è infatti, adesso, che inonda tutti i giorni, ogni momento del giorno, sul display del mio cellulare, notizie ed annesse pubblicità sul calcio, la scuola, la pensione, il meteo ecc. solo perché statisticamente risulta al portale che il sottoscritto cerca un po’ di più su Google notizie di quel tipo? Ho provato a digitare più di una volta altre parole ed altri contenuti culturalmente più nobili, evidentemente meno appetiti ed appetibili dalla massa dei fruitori di quel portale, ma non ne è sortito nulla di nuovo: ancora calcio, meteo, scuola, pensione… fino alla nausea. Questa è corruzione bella e buona, sistematica, infallibile, figlia di algoritmi e di altre diavolerie del marketing on line. La distopia realizzata su scala planetaria, mutatis mutandis e con la nostra complicità, del Grande Fratello orwelliano. Un sedicenne che digiti (come ne vedo fare tantissimi), che so io, cartoni, videogiochi o divi da cronaca rosa sarà scientificamente inondato h24 da notizie, spesso desunte da fonti di scadente levatura giornalistica, unicamente di quel tipo. Non gli sarà aperta (ciò che invece fa la vera educazione) nessuna porta nuova, né indicata una strada diversa. Lo si farà girare in cerchio fino alla compulsione, facile ma patologica, attorno all´ombelico dei suoi desideri (indotti o spontanei che siano) senza mai indurlo a faticare per tentare nuovi percorsi o avvistare nuovi orizzonti. Così succede (come mi è capitato di vedere davanti al palazzo dei consoli a Gubbio) che giovanissimi turisti di fronte a un bellissimo monumento di una nostra città d’arte stiano fissi a testa bassa ognuno sul proprio telefonino a navigare e a chattare, sordi alle spiegazioni della guida. È facile capire come contro questi meccanismi corruttivi la battaglia dell’educazione (familiare e scolastica) sia perduta in partenza, perché educazione è etimologicamente elevarsi con fatica e con un irrinunciabile dose di sacrificio e di rinuncia sopra di sé, sopra le proprie abitudini e i propri impulsi primari, non ripiegarsi in questa coazione a ripetere – autistica e direi quasi autoerotica – su di essi. Vige in questa compulsione indotta dal mezzo elettronico un principio adulterato del piacere che, replicandosi all’infinito, divora o smarrisce se stesso. Il vecchio Epicuro parlerebbe di piacere innaturale e non necessario e perciò controproducente. Un piacere primario stimolato  all’infinito e perciò snaturato. L’esatto contrario del sereno e maturo e pieno godimento della vita.

Non so perché queste riflessioni mi fanno venire in mente una scena, per me raccapricciante, cui ho assistito di recente in un parco giochi di una capitale del Nord Europa. I visitatori gettavano in continuazione ai pesci di uno stagno artificiale piccole esche di cibo che si potevano acquistare a pochi centesimi da macchinette erogatrici a gettone. Ebbene ho ancora davanti agli occhi le mille bocche mostruosamente spalancate di quei pesci. Erano pesci piccoli e grandi, scuri e colorati, ma io vedevo soltanto le loro bocche frementi, enormi e insaziabili a pelo dell’acqua. Nient’altro. Una calca ribollente di bocche stipate e schierate nell’attesa spasmodica di intercettare la pastura che veniva loro continuamente gettata. Questa è, per immagine, la corruzione di cui parlavo sopra.

Curioso ma non sorprendente che gli antichi Greci (sprovvisti di tecnologie mediatiche paragonabili alle nostre, ma ben abituati alla demagogia politica) avessero già dei termini molto pregnanti e adatti a definirla: charìzesthai / pròs chàrin. Ovvero: agire o parlare per compiacere interessatamente agli altri e indurli così a fare ciò che è nell’interesse del persuasore, non certo nel loro.

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