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Archive for giugno 2023

Questa lettera aperta si legge su Edscuola (https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=150602&print=1) ed è stata pubblicata nel dicembre del 2021 a firma del Gruppo di Firenze e di molti altri intellettuali (prevalentemente cattedratici) tra cui Cottarelli, Crepet, Fornero, Barbero, Di Cesare.

« Gentile Ministro Bianchi, a quanto abbiamo letto, Lei sarebbe orientato a riproporre un esame di maturità senza gli scritti come lo scorso anno, quando molti degli stessi studenti, interpellati dai giornali, l’hanno giudicato più o meno una burletta. Nonostante i problemi causati dalla pandemia, per far svolgere gli scritti in sicurezza a fine anno molte aule sono libere per ospitare piccoli gruppi di candidati. E che l’esame debba essere una verifica seria e impegnativa è nell’interesse di tutti. In quello dei ragazzi – per cui deve costituire anche una porta di ingresso nell’età adulta – perché li spinge a esercitarsi e a studiare, anche affrontando quel tanto di ansia che conferma l’importanza di questo passaggio. Solo così potranno uscirne con soddisfazione. È nell’interesse della collettività, alla quale è doveroso garantire che alla promozione corrisponda una reale preparazione. Infine la scuola, che delle promozioni si assume la responsabilità, riacquisterebbe un po’ di quella credibilità che ha perso proprio scegliendo la via dell’indulgenza a compenso della sua frequente inadeguatezza nel formare culturalmente e umanamente le nuove generazioni. Non si tratta quindi solo della reintroduzione delle prove scritte, per molte ragioni indispensabile (insieme alla garanzia che non si copi e non si faccia copiare, come accade massicciamente ogni anno); ma di trasmettere agli studenti il messaggio di serietà e di autorevolezza che in fondo si aspettano da parte degli adulti.  Grazie per la Sua attenzione

Questa seconda invece è uscita nello stesso periodo e sullo stesso tema sul Corriere (https://www.corriere.it/scuola/secondaria/21_dicembre_22/caro-bianchi-giu-mani-due-prove-scritte-maturita-2022-covid-non-sia-pretesto-affondare-l-esame-dd1cef42-631e-11ec-aca7-2b79d521d390.shtml), ma a firma di un numero molto più limitato di intellettuali, tra cui Paola Mastrocola e Luciano Canfora:

« Signor Ministro, Le scriviamo allo scopo di manifestare il nostro allarme per le molte voci che Le attribuiscono la volontà di amputare l’esame di maturità delle prove scritte, che ne sono da sempre il centro e la sostanza. Non intendiamo eccepire sulle sospensioni della normalità che la situazione sanitaria ha reso necessarie in passato e forse renderà necessarie in futuro. Temiamo invece che il virus possa diventare il pretesto per trasformare una scelta emergenziale in una prassi corrente, e per dismettere con fretta temeraria conquiste e principii che appartengono non meno alla comune civiltà che alla scuola in senso stretto. Abbiamo letto che la progettata soppressione degli scritti intenderebbe venire incontro a un appello firmato da molte migliaia di studenti. Gli studenti, i giovani, parlano anche di ecologia, diritti, parità, moralità della politica, in genere senza trovare ascolto. In questo caso invece l’ascolto è stato ampio e immediato. L’appello di alcuni studenti è diventato l’appello degli studenti, e la difesa delle prove scritte, già intrapresa da insigni intellettuali e uomini di scienza, è stata fatta grottescamente passare per un’iniziativa di contrasto e di rimprovero, quando non come una forma di insensibilità misoneistica e miope. Come non avrebbe senso indire un referendum sul quesito se abrogare le tasse, o la scuola-guida, così non ha senso consultare un imprecisato numero di studenti per chiedere loro se abrogare una o più prove d’esame. Difendere la assoluta indispensabilità delle varie prove scritte previste per i diversi ordini di scuole è come voler dimostrare una verità autoevidente. La verifica della acquisita maturità e delle acquisite conoscenze (storiche, filosofiche, linguistiche, scientifiche) può avvenire unicamente attraverso un elaborato effettivamente autentico. Il cui vantaggio diagnostico consiste nel dimostrare l’ordine mentale oltre che la perizia lessicale e le competenze nel merito.»

Al di là dello scopo comune ad entrambe, la prima lettera a un certo punto aggredisce in maniera piuttosto qualunquistica e sommaria il mondo della scuola superiore e i suoi insegnanti facendo di ogni erba un fascio e accusandoli tutti di scarsa serietà e di inadeguata preparazione professionale. Offende perciò quella parte ancora cospicua di prof che si batte nelle condizioni più avverse per offrire un insegnamento di qualità; ed ignora colpevolmente, per giunta, gli sforzi immani che la scuola ha affrontato per continuare a seguire i ragazzi anche durante il periodo più duro della pandemia.

La seconda lettera invece accusa, per altro con argomentazioni mirate e calzanti ma in toni molto più civili, non la scuola genericamente intesa, ma la politica. Identifica cioè con precisione, senza generalizzare, i colpevoli dell’astuto lassismo populistico che ha dettato, in questa come in molte altre recenti occasioni, la scelta di alleggerire ancora per un anno, senza più valide ragioni oggettive, l’esame di maturità. Questa seconda lettera inchioda insomma i politici e il ministero alla loro – evidente perché spudoratamente esibita – responsabilità di corruttori della gioventù: cioè di spigolatori del consenso giovanile a buon mercato e ad ogni prezzo, anche a quello di tradire il ruolo propriamente educativo che anche la politica, in sintonia con gli insegnanti e le famiglie, sarebbe tenuta ad assumersi nei confronti dei ragazzi.

Ora se io fossi stato ministro della istruzione di allora (2021/22) avrei rispedito al mittente la prima lettera e meditato e discusso sulla seconda, magari accettando un pubblico dibattito con i suoi firmatari. Non mi risulta però che quel ministro lo abbia fatto…

Se io fossi altresì il ministro attuale avrei, intanto, evitato di usare (= strumentalizzare) il tema di maturità per svillaneggiare gli insegnanti ed attaccare addirittura il mio predecessore: come se chi vive e lavora nella scuola non sapesse che da anni, polemiche meschine di scuderia partitica a parte, per la nostra istruzione destra, centro e sinistra pari sono sempre stati, o quasi (e l’unica cosa che ha realizzato finora la destra di diverso negli ultimi trent’anni è stato – dietro fumogeni verbali di presunta restaurazione del rigore e della serietà-  taglieggiare le risorse della scuola pubblica per trasferirle agli istituti privati).

Ma se proprio avessi voluto stimolare nel tema di maturità una seria riflessione circa il senso e la funzione dell’esame stesso e circa il rapporto tra giovani, scuola e istituzioni, ebbene avrei scelto senza esitare la seconda lettera e mi sarei ben guardato dal proporre invece la prima. Per tutte le ragioni che ho esposto sopra.

Invece l’attuale ministro ha fatto esattamente il contrario…

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