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Archive for agosto 2019

Risultati immagini per sole nero

S’inchioda a un viso bello

come lo spillo di un pensiero

trafigge la morbida vacanza

del cervello. Piccolo sole

nero tiranno dell’universo

altero della grazia. Buco

nel cielo di carta

dove implodono

le orbite scontorte

di una armonia

violata. Capoccia

di vite inchiavardata

a forza nella polpa

tenera del legno. Pasticcio

di fili che s’intorcina

al centro d’un ricamo

e attrappa

nel cruccio

inestricabile

di un grommo

l’incanto della trama.

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Risultati immagini per guerra tra poveri

Poveri e impoveriti. Uguali economicamente. Simili etimologicamente. Antropologicamente opposti. Nemici.

I poveri (nati poveri, figli e nipoti di poveri) hanno lo sguardo rivolto al futuro prossimo nel quale sognano la fine della loro povertà. Amano la giustizia e l’eguaglianza perché possono aiutarli a vincerla. Progettano una società migliore dove viga una più equa redistribuzione della ricchezza. Identificano i loro avversari in quei ricchi e potenti che ostacolano questa redistribuzione. I poveri sono dunque tendenzialmente inclini a soluzioni politiche inclusive, solidali e, in senso più o meno lato e più o meno pacifico, socialiste del problema della propria e altrui povertà.

Gli impoveriti (nati benestanti o figli e nipoti di benestanti) hanno lo sguardo rivolto al passato recente nel quale non esisteva ancora la loro povertà. Detestano la giustizia e l’eguaglianza, perché le intendono ormai come condanna alla condivisione con i poveri dei disagi di quella povertà da cui prima si sentivano immuni e alla spartizione con loro delle residue briciole del benessere. Rimpiangono la società passata nella quale godevano, anche al prezzo della immensa povertà altrui, i vantaggi e i privilegi del benessere. Identificano quindi i loro avversari non in coloro che sono ancora (o ancor più) ricchi, nei quali anzi si immedesimano, ma in tutti quei poveri che preesistevano al loro impoverimento. Perché essi ritengono (a ragione o a torto) che le velleità e i tentativi di quei poveri di emanciparsi dalla povertà siano la causa prima del loro impoverimento. Gli impoveriti sono dunque tendenzialmente inclini a soluzioni politiche esclusive, ‘egoistico- corporativistiche’ (di categoria, branco, etnia, nazionalità ecc.) e, in senso più e meno lato, nazional-socialiste del problema del loro proprio impoverimento.

Questa è la guerra che si sta combattendo oggi e su scala pressoché mondiale: non propriamente una guerra tra poveri, bensì la guerra dei nuovi impoveriti contro i vecchi poveri.

Il conflitto tra popolo ed élite, al confronto, mi pare al momento una fake, un depistaggio mediatico. Al massimo un corollario di quell’ altra guerra.

Tempi d’oro insomma – tra i due contendenti – per i super-ricchi…

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Risultati immagini per titanic

Mi resta incomprensibile come alcuni ingegni si lascino intrappolare (e menomare) nelle angustie di una qualsivoglia ideologia, rinunciando così – volontariamente – allo slancio dispiegato dell’indagine e dell’intelligenza verso ogni direzione possibile. Forse perché anche l’ingegno avverte la vertigine del volo e nutre un desiderio inconscio del nido. Così come l’uomo adulto del ventre materno.

I giovani che forse un tempo avevano più solida (perché trasmessa, per via familiare e culturale) memoria del passato e più attiva e fiduciosa aspettativa del domani, oggi sembrano in gran parte (non tutti) privi dell’una e dell’altra, compressi ed anestetizzati come sono dalla macina mediatico-consumistica-produttivistica in un presente che ripete e divora febbrilmente se stesso. Sordi, in questa compulsione dell’istante, verso la lezione del passato e ciechi di fronte alle minacce tenebrose del futuro più immediato, essi sono i passeggeri di un Titanic che naviga, festeggiando, verso il disastro. Intenti soprattutto a prolungare la propria deriva fuori dalle rotte della storia. Dimentichi del punto di partenza così come ignari di quello di prossimo approdo, o di naufragio. Non so se commiserarli o invidiarli.

Il vittimismo di rendita può diventare un pugnale avvelenato, puntato costantemente sulla schiena del prossimo per rivendicare diritti, privilegi, impunità. Una speculazione sul passato che getta la sua ipoteca sul futuro. Un credito presunto di cui si vorrebbero riscuotere interessi a tempo indeterminato. Il vittimismo di rendita può essere odiosamente capitalizzato da individui, categorie, popoli interi. Da vittime può renderli carnefici. Da oppressi oppressori con (auto)licenza di opprimere.

Guàrdati da chi ha sempre ragione in teoria e torto in pratica perché con le sue impeccabili obiezioni teoriche egli vorrà impedirti qualsiasi ragionevole, ancorché – giocoforza – imperfetta, realizzazione concreta.

Il potere è da sempre maschio, ma l’ambizione del potere (e del primato e del successo) è, da alcuni decenni, prevalentemente femmina. E si trasmette implacabile di madre in figlia.

Ogni civiltà si è costruita la sua religione ed ogni religione il suo paradiso. Per capire bene quale sia da qualche decennio a questa parte la nostra religione e quale il nostro paradiso non bisogna consultare saggi di antropologia o di sociologia. Basta guardare con occhio minimamente critico gli spot pubblicitari.

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