Puoi distorcere la realtà (e negare la verità) per ideologia o per interesse.
Ma la distorsione prodotta dall’ideologia è molto più grave e molto più pericolosa di quella prodotta dall’interesse.
Perché chi è mosso dall’interesse smetterà di distorcere e di negare quando la realtà comincerà a incalzarlo e la verità ad accecarlo.
Chi è preda invece di una ideologia – il più grande e il più sistematico e il più opaco e pretenzioso dei pregiudizi – è in buona fede, purtroppo.
Non si lascerà né minacciare né accecare. Perché, ahilui, è già ceco. O ipovedente.
L’ideologia è una benda sugli occhi o un pessimo paio di occhiali che affoga i colori del mondo in una nebbia monocroma, o in un vortice fantasmagorico di illusioni.
L’ideologia ti inchioda ad una geometrica, morta controfigura della realtà. Ma la realtà è viva e informe, e scappa via, velocissima, tanto veloce che i più bravi tra noi riescono al massimo ad avvicinarla, mai ad agguantarla…
L’ideologia ti impedisce di capire e di godere della varietà e della pluralità del mondo.
Ti proibisce di abbandonarti al flusso libero e imprevedibile della vita.
Ti impedisce di godere del rapimento dell’arte. Della bellezza vivificante del dubbio. Dell’estasi della ricerca.
Ti offre risposte pericolosamente facili a domande terribilmente complicate.
Rinchiude l’incertezza sconfinata della libertà nella falsa sicurezza di una gabbia angusta.
Scambia l’indagine della verità con l’idolatria delle proprie proiezioni mentali, come succedeva ai prigionieri nella caverna di Platone.
L’ideologia è gemella della stupidità, sorella della malattia mentale, parente di certe forme di religiosità. Quelle, per capirci, che ti offrono, in cambio della tua devozione, una salvezza precotta e una comoda verità preconfezionata.
L’ideologia invade i gangli del tuo cervello. È un Alzheimer precoce. Pensa al tuo posto senza che tu te ne avveda. Perché tu ti sei arreso a lei come ci si arrende, in cambio di un conforto avvelenato, alle seduzioni di un paradiso artificiale.
Uno dei sintomi più rivelatrici e allarmanti della malattia ideologica è la negazione ostinata di essa.
Non c’è peggior malato di ideologia di quello che nega di esserlo.
Non a caso il nostro tempo, che si professa convintamente antiideologico, è – per molti versi – più ideologico ancora dei tempi che l’hanno preceduto.
Ai primi sintomi di malattia ideologica guardati bene allo specchio. Meglio: fatti vedere da uno bravo. Presto. Prestissimo. Prima che non ti accorga più di essere malato. Prima che tu creda di essere più sano, più giusto, più onesto e più intelligente di tutti gli altri. Perché quello è l’ultimo stadio della malattia. Il più (auto)distruttivo.