L’economia attuale muove dal desiderio più che dal bisogno. O forse dal desiderio trasformato ad arte in bisogno. Insomma: dal principio del piacere. Compito della scienza è richiamare, nel modo più rigoroso e consapevole, al principio di realtà. Compito della scienza, perché la politica a questo compito ha ormai completamente abdicato. Tristo e sgradevole compito, ma necessario per un progresso e un benessere adulti e sopportabili. La sfida oggi è questa, più che mai. Oggi, che gli uomini sono mentalmente sempre più succubi del desiderio infantile gonfiato e titillato a (illimitata) dismisura dalle irriducibili illusioni dello sviluppo, mentre la realtà del mondo in cui vivono si avvia a diventare una sua arcigna, sempre più spietata, fustigatrice. Noi tutti si vive in una grottesca sfasatura. In una drammatica convergenza di processi opposti. Arriverà, temo, il punto di deflagrazione. Il corto circuito che innesca l’ecpyrosis universale. Forse ci siamo già arrivati, ma non riusciamo ancora a realizzarlo. La scienza deve avere il coraggio di svegliarci dal sortilegio prima che la scintilla fatale scocchi. Di richiamarci, come l’antico oracolo di Delfi, al senso smarrito del limite. Prima che quel limite ci si pari davanti come una muraglia invalicabile. La scienza, proprio lei, con tutta la sua piccolezza e la sua urtante e grigia e fredda imperfezione. La scienza, con il suo compunto linguaggio da confraternita dei flagellanti. Cos’altro? Tutto il resto (quel che sopravviverà) verrà poi per un di più, se mai riusciremo – per mezzo suo – a salvarci.
Avremmo dovuto capirlo prima. Eppure già il vecchio Epicuro l’aveva capito: il principio del piacere (alias il desiderio) è il nostro dio e la nostra nemesi. Lo si può assecondare (e goderne) impunemente (cioè legittimamente) soltanto imparando a rinunciare. Semplice a dirsi. Ma complicatissimo a farsi, oggi più che mai, quando non bastano più gli anticorpi della saggezza individuale per difendersi dentro un sistema economico totale. Una locomotiva che, per perpetuare la sua corsa, deve tenere il motore del desiderio perennemente accesso, a pieni giri.
La scienza è neutrale, gli scienziati un po’ meno. Perché sono anch’essi fatti come noi di desiderio. Sono uomini. E gli uomini preferiscono, per istinto, la tenebra del desiderio al lumicino della scienza.
Attorno al rigagnolo vivo, ma esile e sussurrante della scienza gracidano i rospi della politica, squittiscono i ratti dell’informazione. Attingono a quell’acqua per farne, mescolandola alla loro liscivia spumeggiante, bolle di sapone. Bolle enormi, luminescenti, che deflagrano immantinente, aria nell’aria.
Solo l’arte e la poesia ci possono consolare delle verità della scienza. Solo la scienza ci può salvare dalle fate morgane del desiderio, e dagli incantatori che le eccitano dalle sabbie del deserto. Solo l’arte e la poesia possono fare di quelle fate morgane la materia di rivelazioni ingrate e, insieme, gratificanti ed utili. E perciò magicamente esorcizzarle. Smascherarle e riconoscerle rappresentandole. Trasformare le Erinni cieche del desiderio in docili, ragionevoli Eumenidi. E così agevolare il compito della scienza.
CAMPA CAVALLO (E ALTRI PENSIERI SPARSI)
Posted in ars docendi et educandi, inattualità dell'antico, letteratura, leviora, pensieri, tagged bersaglio, Campa cavallo, commenti sul web, edonismo, Epicuro, erba artificiale, età adulta, ignoranza, illusioni, rosticceria, sogni, spreco del tempo, talk show on 13 novembre 2019| Leave a Comment »
Più idioti dei commenti idioti sul web sono coloro che sprecano il tempo prezioso della loro vita a commentarli.
Si è diventati adulti quando si è imparato a distinguere bene i sogni dalle illusioni.
Non bisogna più sorprendersi, tanto meno indignarsi, che l’ignoranza (la più crassa) trovi tanta ospitalità e apprezzamento nei media. Bisogna invece capacitarsi del fatto che oggi essa vi trova ospitalità e apprezzamento proprio in quanto tale.
Peggio che mancare il bersaglio è oltrepassarlo dopo averlo centrato.
Quando tutti vogliono scioccamente apparire, è condannato ad apparire e a confondersi con gli sciocchi anche chi vorrebbe saggiamente restare dietro le quinte. Altrimenti quella saggezza resterebbe sconosciuta.
Oggigiorno l’edonista Epicuro, se intervenisse nei talk show, farebbe la figura del più greve dei moralisti.
Qualche volta penso (sbagliando) che approcciarsi alla vita soprattutto attraverso la letteratura sia come entrare in una ottima rosticceria all’ora di pranzo ed accontentarsi di annusarne gli odori.
Campa cavallo, che l’erba – sintetica – cresce.
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