Diverso tempo fa un genitore, mentre si parlava durante un colloquio non ricordo più di quale argomento pedagogico, se ne uscì con una affermazione tanto accorata quanto perentoria: Se si vogliono educare i giovani, l’ultima cosa che si deve fare è uccidere le loro speranze!
Una frase che lì per lì mi colpì e poi mi rimase inchiodata dentro, per un po’, dopo quel colloquio.
Come succede per le belle, apodittiche sentenze, quelle che paiono creare e significare per il solo motivo che suonano bene.
Come succede quando una di queste frasi – così categoricamente accusatorie – vanno involontariamente ad affondare il dito nella piaga di qualche nostro inconsapevole, oscuro senso di colpa.
Avevo forse commesso anch’io quell’ errore così imperdonabile?
Mi ero mai macchiato dell’orribile colpa di omicidio delle speranze giovanili?
No, non era possibile – mi risposi fra me e me, su due piedi. Altri forse l’avranno fatto. Non io che ho sempre insegnato l’agonismo degli eroi greci, il vitalismo dei poeti antichi, il culto della virtù e della saggezza che infiamma tanti autori classici…
Ma poi cominciai a riflettere che proprio lui, il padre Omero, al culmine della scena del duello fra Ettore e Achille (quella che leggo sempre a ragazzini sedicenni), ci presenta il troiano ormai di fronte a un destino segnato, pesato poc’anzi sulla bilancia della sorte da Zeus in persona – e il piatto è sprofondato giù, nell’Ade, senza rimedio. Atena fedifraga, che aveva illuso Ettore presentandoglisi sotto le mentite spoglie del fratello Deifobo, passa scorrettamente le lance ad Achille. Ettore di colpo capisce. Capisce tutto. Che non si tratta del fratello, ma della dèa che lo perseguita e che sta collaborando col suo avversario e col fato per farlo morire.
Ettore in quel momento non ha più speranze. Gli dèi stessi gliele hanno uccise prima che egli stesso sia ucciso dalla lancia di Achille:
M’è accanto ormai la mala morte, non è più lontana
né la si può evitare […] Ormai m’ha raggiunto la Moira
E allora che fa? Si rassegna alla sconfitta? Si lascia abbattere senza resistere? Rinuncia alla lotta?
Neanche per sogno:
Ebbene, non senza lotta, non senza gloria morirò,
ma avendo compiuto qualcosa di grande, tale
che anche i posteri lo sapranno.
[Iliade, XXII, 300ss.]
Ettore è uno che lotta di più proprio quando gli hanno già ammazzato la speranza. Un paradosso. Valli a capire questi Greci antichi che traevano il coraggio di agire dalla disperazione.
Vai a capire anche Esiodo, quello che raffigura la speranza come un male rimasto intrappolato nel vaso di Pandora; e tratta pure da sciocchi i contadini suoi colleghi che, anziché lavorare sodo, si affidano alla speranza vuota di una stagione favorevole e di un tempo atmosferico propizio.
Vai a capire anche Sofocle che santifica Edipo solo quando il dio lo ha indotto a strapparsi di dosso tutte le illusorie aspettative di essere un benefattore (potente, intelligente, innocente) dei suoi sudditi e lo ha fatto accecare davanti allo specchio rivelatore della sua orribile e colpevole e disperata nullità.
Prova a capire pure Tucidide che, per bocca degli Ateniesi, fa dare degli ingenui ai Meli perché si affidano alla speranza che gli dèi (oltre che gli Spartani) li aiuteranno contro nemici più potenti di loro…
Speranze, speranze, ameni inganni…. toh, il mio caro Leopardi! Per fortuna non lo insegno, ma ogni tanto in classe, per troppo amore, lo cito; e di lui mi viene in mente pure una delle ultime frasi dello Zibaldone, ripresa poi nel Dialogo di Tristano, dove si dice, più o meno, che la maturità vera e il più grande eroismo di un essere umano consistono nell’accettare l’idea di non avere nulla a sperare.
Accidenti: io tratto a scuola questi autori, propino queste lugubri elucubrazioni di cervelli malati di pessimismo, potenziali, esiziali corruttori della gioventù? Dunque, se non sono un killer delle speranze giovanili, sono quanto meno accusabile di apologia di reato o di favoreggiamento….
Aveva dunque ragione quel genitore.
Il suo anatema mi riguardava, in qualche modo.
Questi bandierai del pensiero negativo, questi antiquati autori dell’antiquata grecità – questi hope killers – andrebbero rimossi dalla scuola!
Insieme ai prof che ancora li insegnano.
Un motivo in più per abolire il liceo classico.
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