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Posts Tagged ‘Nanni Moretti’

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In una sequenza del film Palombella rossa di Nanni Moretti un fervido bigotto attaccabottoni prima chiede ansiosamente al protagonista se crede o no in Dio, e poi – sentendosi rispondere perentoriamente che no, assolutamente no – per niente scoraggiato dalla risposta lo incalza esclamando che proprio quel suo ateismo dichiarato è la prova più nobile della sua ricerca di Dio: «Anche tu – replica più o meno (cito a memoria) – sei dei nostri, sei uno dei nostri, anche se non lo sai ancora!»

Quando studiavo all’università sul famoso e benemerito testo di filosofia antica di Giovanni Reale rimanevo alla fine di ogni capitolo sconcertato da una sorta di coazione a ripetere: l’autore – cattolico e grande studioso di recente scomparso – dopo avermi deliziato con trattazioni di rara chiarezza su Aristotele, Platone, Epicuro ecc., non riusciva a esimersi dal sottolineare che ciascuno di questi grandi pensatori pagani aveva, sì, regalato all’umanità tesori di conoscenza, ma che gli mancava comunque qualcos(in)a, un quid, un ulteriore tratto di strada da percorrere per perfezionare il suo pensiero. E ogni volta finiva per dire che quei gradini mancanti sarebbero stati poi impeccabilmente saliti, fino al sommo della scala, solo dal cristianesimo.

In una sala d’attesa di un medico, due giorni fa, mi incuriosisce la copertina di una rivista di un noto e potentissimo movimento clericopapista dove campeggia un espressivo primo piano di un adolescente accompagnato dalla frase: e tu che cosa cerchi? Mi incuriosisce e m’insospettisce, perché intuisco che chi ha scritto quella domanda non è qualcuno che attende davvero una risposta, ma presume (e insinua) che chi legge, in realtà, non la possieda. E che perciò se l’aspetti bell’e pronta proprio da colui che gliel’ha posta: quello che tu cerchi, tu non lo sai, ma lo so/sappiamo bene io/noi. Leggici, aggregati, seguici sulla vera strada, nella giusta direzione, verso il traguardo della verità e della salvezza…. Sfoglio qualche pagina della rivista e, guarda caso, ci trovo un articolo circa il recente e discusso film di Martone su Leopardi Il giovane favoloso: l’autore del pezzo – appoggiandosi ad un vecchio saggio leopardiano di un famoso prelato fondatore del suddetto movimento  – critica Martone per non aver còlto nella figura di Leopardi una intima, profonda, nascosta domanda religiosa di assoluto. Così nascosta e profonda che io stesso (modesto ma appassionato leopardista) non mi ero mai accorto che ci fosse. Anzi credevo che già a poco più di 20 anni Giacomo, per quello che scrive nello Zibaldone e altrove, avesse definitivamente liquidato qualsiasi interesse per il cristianesimo e per le religioni rivelate. Certo, di domande irrisolte e fondamentali nella poesia di Leopardi ce ne sono e come. Ma il poeta se/ce le pone ben convinto (purtroppo) che non hanno una risposta; e che l’aspettativa di una risposta (consolante o salvifica) è solo una nostra pia e commovente illusione. Questo è il suo (e il nostro) dramma. Un dramma decisamente tragico, secondo me. Ma non secondo quell’articolista che evidentemente considera Leopardi (come Reale considerava i filosofi pagani) non un pensatore laico, negativo e antinomico, ma soltanto un cristiano inconsapevole e/o incompiuto. Magari perché non ha fatto in tempo a conoscere il movimento, né a leggere i saggi leopardiani del suo guru…

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