
Who has seen the wind?
Neither I nor you.
But when the leaves hang trembling,
The wind is passing through.
Who has seen the wind?
Neither you nor I.
But when the trees bow down their heads,
The wind is passing by.
Chi ha mai visto il vento?
Io no, e neanche tu.
Eppure, se le foglie oscillano tremando,
è lui, il vento, che le sta attraversando.
Chi ha mai visto il vento?
Non tu, e io nemmeno.
Ma se la chioma degli alberi si abbassa
è lui: è il vento che passa.
Christina Rossetti, (Sing Song, a Nursery Rhyme Book, 1872, trad. mia)
Mi credevo originale quando scrissi qualche anno fa una mia poesiola intitolata “Percezioni indirette“:
Sfollano passeri nella sera
dai rami, lo avverti al brivido
lucido delle foglie, come la danza
acrobatica del ragno al flettere
del filo della tela, e il frullo
in punta delle dita ai suoni
che divampano sul frigido
aplomb della tastiera.
(Pietra e farfalla, 2017)
Invece non era proprio così. Bisogna rassegnarsi, se si scrive poesia, al nihil novi. Senza sentirsi, peraltro, affatto sminuiti. Anzi. La originalità assoluta non esiste, almeno sul piano tematico. E la fratellanza poetica è un dono. D’altra parte la poesia (l’arte in generale) è un po’ come il sole oraziano: aliusque et idem nascitur, sempre…
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